Gli speciali

Il 13 Novembre del 2023 al Circolo del PD Aniasi, a Milano centro, è stato presentato il mio libro “Gli Speciali, 70 giorni alla Dozza e a Poggioreale”. Questo racconto autobiografico narra del mio coinvolgimento in una vicenda giudiziaria legata all’attività professionale (poi risoltasi in una assoluzione per non aver commesso il fatto in udienza preliminare). Un episodio del 1995 che, nell’immediato post-Tangentopoli, incrocia alcuni problemi del nostro Paese e ci stimola ad un confronto con la situazione di oggi.

Il primo è la corruzione nella Pubblica amministrazione e il finanziamento illecito dei partiti.

L’operazione “Mani Pulite” stroncò un fenomeno che poggiava su tre gambe: le imprese, i partiti, gli amministratori e i funzionari pubblici. Le imprese, coordinate fra loro, stabilivano a chi dovessero essere assegnati gli appalti, i tesorieri dei partiti quali fossero le percentuali da elargire, le stazioni appaltanti le modalità di aggiudicazione.

Il malaffare era talmente diffuso che quando la Magistratura cominciò ad intervenire fu un’autentica valanga. Il problema si limitava comunque alla fase di assegnazione lavori.

Il secondo è il ruolo che avevano le mafie.

Esse non intervenivano nella fase di assegnazione, tanto è vero che in tutta la vicenda milanese non si parlò mai di criminalità organizzata. Le mafie, nelle regioni di loro radicamento, intervenivano sui cantieri, imponendo con le minacce subappalti e forniture alle loro imprese.

Va detto per inciso che già allora i loro proventi più corposi derivavano dal traffico di droga.

Il terzo è il funzionamento della Magistratura, in particolare di quella inquirente.

L’operazione Mani Pulite ottenne lo sradicamento del fenomeno corruttivo grazie alla indubbia capacità investigativa di alcuni PM e delle forze di polizia che con loro collaboravano, ma ricorrendo ad almeno tre fattispecie investigative quantomeno discutibili.

La prima riguardava l’uso della custodia cautelare come strumento per ottenere le confessioni e le denunce. In molti casi se non parlavi rimanevi in galera fino al processo.

La seconda era la violazione del segreto istruttorio: notizie riservate venivano date in pasto alla stampa innescando il più delle volte una pesantissima gogna mediatica.

Il terzo era la cosiddetta accusa del “non poteva non sapere”, che consentì di indagare e carcerare anche chi non aveva avuto alcun rapporto in nessuna fase delle operazioni malavitose. Questa imputazione, come quella che coinvolse me, non resse mai alla prova delle sentenze dei tribunali.

La magistratura inquirente alla fine raggiunse l’obiettivo, nonostante le sentenze di condanna definitiva abbiano rappresentato una percentuale minima rispetto ai procedimenti giudiziari avviati.

Il quarto sono le carceri.

All’epoca quasi la metà dei detenuti era in custodia cautelare. Le condizioni delle case circondariali erano spesso invivibili. In questo io sono stato fortunato, avendo trovato sempre buone condizioni e molta umanità fra i secondini.

Bene, vediamo dopo 28 anni a che punto siamo.

Primo, la corruzione nella PA e il finanziamento illecito dei partiti. Partendo anche da valutazioni fatte al riguardo da Gherardo Colombo nel suo ultimo libro “Anticostituzione”, mi pare di poter affermare che oggi non ci siano gli elementi sistemici di corruzione che vi erano allora.

Quindi come si finanziano i partiti? Credo che spendano di meno, ma soprattutto che abbiano trasferito i costi della politica direttamente in capo alla Pubblica Amministrazione. Attraverso un grande numero di società di diritto privato ma di capitale pubblico, zeppe di dirigenti e dipendenti piazzati dai partiti non per merito ma per appartenenza. Per questo motivo molte di queste società e la PA in generale sono molto lontane da una buona gestione.

Secondo, la Magistratura.

Credo che il problema più profondo, soprattutto in quella inquirente, stia nelle carriere, che vengono troppo spesso fatte per appartenenza e non per merito. E’ un problema diffuso in tutta la Cosa Pubblica, ma la Magistratura ha un organo di autogoverno che potrebbe trovare una soluzione. Non lo sta facendo.

Quanto all’uso della custodia cautelare, alla rivelazione di segreti d’ufficio e al “non poteva non sapere” si sono fatti passi in avanti, mi pare non sufficienti.

Terzo, le Mafie.

Oggi manca un “racconto” complessivo sulle mafie che aiuti i cittadini a capire come stanno le cose. Fino ai primi anni duemila, grazie ad alcune operazioni come il maxiprocesso di Palermo e a scrittori e giornalisti di razza, il quadro era più chiaro.

Cosa Nostra aveva un’organizzazione piramidale che raggiunse il massimo della ferocia con Riina. Poi cominciò a declinare, senza peraltro sparire. Nessuno ci sa dire cosa fecero in latitanza Provenzano e Messina Denaro, nessuno ci racconta oggi cosa sia la mafia siciliana.

L’ndrangheta ventotto anni fa era in forte ascesa e oggi sicuramente è la mafia più potente, come ci racconta Nicola Gratteri. Probabilmente continua a controllare la Mafia pugliese e nel traffico di droga sovrasta Cosa Nostra. Non ha una struttura piramidale ma è articolata in un modo che potremmo definire federalista, ricorrendo a “consoli” nel caso in cui emergesse un problema tale da mettere a rischio tutte le cosche. Investe il suo danaro sporco nel nord, non solo in Italia ma anche e forse soprattutto nella ex Germania dell’est. E, come dicono Gratteri e Nicaso nel loro “Il grifone”, è leader nell’uso di mezzi informatici e di social per diffondere la sua propaganda di consenso e affiliazione.

Infine la Camorra, una organizzazione caotica che, tranne un breve periodo, quello di Cutolo, non ha mai avuto un capo unico. Qui ci aiuta Roberto Saviano ma il suo racconto ha i limiti di chi, per i noti motivi, il territorio non lo vive più da tanto tempo.

Quarto le Carceri.

Da quello che leggo c’è stato addirittura un peggioramento, anche per effetto dell’aumentata immigrazione clandestina. Francamente non vedo altra soluzione che costruire nuove carceri e ristrutturare le esistenti, formare il personale e depenalizzare il depenalizzabile.

Link al video dell’incontro: https://www.facebook.com/pdmilanocentro/videos/1565861050886124?locale=it_IT

Riferimenti bibliografici:

  • Antolini Adriano, Dradi Manuela, “Dall’ombra alla luce del sole. In Italia la corruzione nelle opere pubbliche si può estirpare”, Il Cigno G.G., 2015
  • Cicconi Ivan, “Il libro nero dell’Alta Velocità ovvero il futuro di tangentopoli diventato Storia”, Koinè nuove edizioni, 2011
  • Id, “La storia del futuro di Tangentopoli”, DEI,1998
  • Colombo Gherardo, “Anti Costituzione. Come abbiamo riscritto (in peggio) i principi della nostra società”, Garzanti, 2023
  • Craxi Bettino, “Il caso C”, Giornalisti editori, 1994.
  • Dickie John, “Cosa Nostra. Storia della mafia siciliana”, Laterza, 2007
  • Gorini Renzo, “Gli Speciali. 70 giorni alla Dozza e a Poggioreale”, Progetto Cultura, 2023
  • Gratteri Nicola, Nicaso Antonio, “Il grifone. Come la tecnologia sta cambiando il volto dell’ndrangheta”, Mondadori, 2023
  • Krogh Massimo, “Giustizia senza identità. Vent’anni di scritti, pensieri, idee e riflessioni di un penalista napoletano”, Edizioni Scientifiche Italiane, 2017
  • Rossetti Mario, “Io non avevo l’avvocato. Una storia italiana”, Mondadori, 2015
  • Saviano Roberto, “Gomorra. Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra”, Mondadori, 2016
  • Sgubbi Filippo, Caprara Mirko, Scardova Roberto, Checcoli Egidio, “Operazione Katana eroi per forza…di legge”, Edizioni Press and Web, 2005
  • Tortora Gaia, “Testa alta, e avanti”, Mondadori, 2023

Pubblicato

in

di